TREKKING NEL PARCO DELLE CINQUE TERRE E IN PROVINCIA DI LA SPEZIA

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INDICE

Proposte di Trekking nel Parco Nazionale delle Cinque Terre

1) Da Manarola a Corniglia

2) Da Corniglia a Monterosso

3) Da Vernazza a Monterosso per i Santuari

4) Riomaggiore stazione F.S.-Montenero-Cacinagora-Riomaggiore

5) Corniglia (stazione FS) – Corniglia – Case Pianca – Sella Marvede – La Croce – Riomaggiore

6)Da Levanto (stazione FS) – Sant’Antonio al Mesco – Monterosso (stazione)

Trekking nel Parco Regionale naturale di Portovenere

7) Giro Isola Palmaria

Trekking nella Liguria di Levante

8) Framura – Salto della Lepre – Bonassola – Levanto

9) Sestri Levante stazione F.S.- Punta Manara – Sestri Levante stazione F.S.

10) Moneglia stazione F.S.- Monte Moneglia-Punta Baffe-Riva Trigoso

Trekking nel Parco Regionale di Monte Marcello-Magra

11) La Serra – Pian della Chiesa – Zanego – Tellaro – Barbazzano – La Serra

Proposte di Trekking nel Parco Nazionale delle Cinque Terre

1 Da Manarola a Corniglia

Manarola-Volastra-Bivio Case Pianca-Corniglia

Tempo 3h 30’ solo se si comprende l’escursione, 5h se si comprende la visita anche ai due borghi di Manarola e Corniglia.

Si tratta probabilmente di uno dei sentieri più affascinanti di tutte le Cinque Terre e della Liguria, che attraversa i tipici terrazzamenti dove si coltivano da secoli principalmente le viti, da cui si ricavano prestigiosi vini (come il vino passito Sciacchetrà Cinque Terre DOC).  In particolare il sentiero risale abbastanza ripidamente lungo la vallata di Manarola, offrendoci bellissimi scorci su Manarola e gli altri Paesi delle Cinque Terre, passando molto vicino a dove viene allestito nel periodo natalizio il più grande presepe luminoso al mondo.

scorcio su Manarola lungo la salita che conduce al Santuario della Madonna della Salute di Volastra
la collina dove viene allestito il presepe luminoso di Manarola.

Dopo un breve tratto pianeggiante si trova sulla sinistra una scalinata che ci porta in circa 20 minuti al Santuario della Madonna della Salute di Volastra (330 metri sul livello del mare). Infatti in ogni borgo delle Cinque Terre veglia un Santuario mariano e ognuno di essi custodisce le radici profonde della spiritualità e della cultura. In tutti i borghi gli abitanti sono legati ai Santuari da un sentimento di devozione. Nella zona di Volastra è possibile inoltre ammirare tuttora bellissime coltivazioni di oliveti, che sono, dopo la vite, la coltivazione principale nell’area delle Cinque Terre.

Santuario della Madonna della Salute di Volastra

Da Volastra inizia la parte più affascinante dell’intero percorso, a mezza costa tra bellissimi terrazzamenti, dove la coltivazione della vite la fa da padrona, sospesi tra cielo e mare, con una meravigliosa vista su buona parte della costa ligure fino alle Alpi Marittime e al Monviso nelle giornate più limpide. In direzione Sud, soprattutto nelle terse giornate di tramontana, non è inconsueto scorgere le Isole dell’Arcipelago Toscano e qualche volta anche la Corsica. Terminata questa traversata si trova il sentiero che da Case Pianca scende a Corniglia, borgo a cui si perviene con una discesa di circa mezz’ora. Corniglia è l’ unico paese delle Cinque Terre che non affaccia sul mare, ma si trova su uno sperone roccioso a circa 100 metri di quota. Infine da Corniglia scendendo lungo la famosa scalinata della Lardarina si arriva alla stazione.

Scorcio panoramico lungo il sentiero che dal Santuario della Madonna di Volastra porta a Case Pianca.
Scorcio panoramico lungo il sentiero che dal Santuario della Madonna di Volastra porta a Case Pianca.

2) Da Corniglia a Monterosso

Corniglia stazione-Corniglia-Vernazza-Monterosso

Tempo 4 h solo se si comprende l’escursione, 6h se si comprende anche la visita dei borghi di Corniglia, Vernazza e Monterosso, volendo, per chi vuole camminare poco, si può fare anche solo il tratto Corniglia-Vernazza o Vernazza-Monterosso circa 2h di cammino con eventuale visita dei due borghi.

L’escursione si svolge lungo il sentiero costiero verde-azzurro (SVA) che collega i paesi delle Cinque Terre. Dalla stazione di Corniglia si risale lungo la famosa scalinata della Lardarina arrivando al borgo. Da Corniglia si risale attraverso alcune fasce terrazzate coltivate principalmente ad ulivo fino a raggiungere un punto panoramico a picco sul mare dove è possibile ammirare dall’alto il paese, quel che resta della spiaggia di Guvano erosa nel tempo dal mare e in alto il borgo di San Bernardino con la chiesa omonima, posto sul ciglio di una grande frana.

 
Punto panoramico lungo il sentiero SVA tra Corniglia e Vernazza, da dove è possibile ammirare il paese di Corniglia dall’alto
Punto panoramico lungo il sentiero SVA tra Corniglia e Vernazza, da dove è possibile ammirare il borgo di San Bernardino con il Promontorio del Mesco .

La salita continua fino a raggiungere il piccolo abitato di Prevo (208 metri). Dopo un breve tratto pianeggiante, il sentiero inizia a scendere abbastanza rapidamente verso Vernazza, costeggiando la dirupata costa del Macereto, in mezzo a bellissimi fichi d’india e agavi e le altre piante tipiche della macchia mediterranea come la ginestra e l’euforbia. L’arrivo a Vernazza è preannunciato dalla vista del borgo con la sua torre del castello (XI sec.) che ricorda la prua di una nave.

Vista sull’abitato di Vernazza lungo il sentiero SVA che collega Corniglia a Vernazza.
Altra immagine panoramica di Vernazza lungo il sentiero SVA che collega Corniglia a Vernazza.

Arrivati a Vernazza, considerata da molti come il più caratteristico dei paesi delle 5 Terre, si prosegue in direzione Monterosso. Lasciato il Paese il sentiero riguadagna quota velocemente regalandoci ancora bellissimi scorci su Vernazza sino alla piazzola panoramica fra gli ulivi di Costa Mesorano (140 metri), dove si trova il capolinea di uno dei numerosi trenini monorotaia che si trovano all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Questi, introdotti nelle Cinque Terre alla fine degli anni ’80, vengono usati dai contadini per facilitare il lavoro sulle terrazze ed in particolare la vendemmia.

Vista sull’abitato di Vernazza dal sentiero SVA tra Vernazza e Monterosso.

Il sentiero prosegue poi più o meno in pari con leggeri saliscendi, si attraversano rare zone umide attraversate da fossi e canali, anche con un caratteristico ponticello, in un contesto caratterizzato dalle piante tipiche della macchia mediterranea. Il sentiero inizia quindi a scendere prima dolcemente poi più ripidamente con una lunga serie di gradini. Nell’ultimo tratto il sentiero passa a fianco a bellissimi terrazzamenti dove oltre alla vite si rinvengono antiche limonaie (la cui coltivazione è tipica soprattutto della zona di Monterosso, celebrati anche dal grande Poeta Italiano Eugenio Montale che trascorreva a Monterosso le sue estati). Infine si scende sulla scogliera di Punta Corone dove è possibile ammirare il borgo vecchio di Monterosso con la Chiesa di San Giovanni Battista in basso e i resti del castello con il Convento dei Cappuccini e la Chiesa di San Francesco nella parte alta.

Ultimo tratto del sentiero SVA prima di arrivare a Monterosso.
In vista di Monterosso.

3) Da Vernazza a Monterosso per i Santuari

Vernazza stazione F.S.-Santuario di N.S. di Reggio- Santuario di N.S. di Soviore – Monterosso stazione F.S.

Tempo 5 h se si comprende solo l’escursione, 6 h 30’ se si comprende anche la visita dei due borghi,  per chi vuole camminare poco, si può fare anche solo il tratto Vernazza-Santuario di N.S. di Reggio-Vernazza circa 2 h di cammino o Monterosso-Santuario della Madonna di Soviore-Monterosso circa 3 h di cammino.

Il sentiero prende il via poco sopra la stazione di Vernazza, passando in prossimità prima del Comune e poi del cimitero da dove si può godere una bellissima vista verso Vernazza e la parte moderna di Monterosso (Fegina) con il promontorio di Punta Mesco che divide la baia di Levanto da quella di Monterosso e  chiude ad ovest l’area racchiusa all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Dal cimitero di Vernazza inizia una suggestiva mulattiera, in mezzo alle coltivazioni di ulivi (ormai quasi completamente abbandonate ed invase dalle piante tipiche della macchia Mediterranea), dove si incontrano intervallate lungo il cammino le antiche stazioni della via crucis, oltre alla Cappella di San Bernardo (180 mt.), segno della fervida devozione degli abitanti di Vernazza che, durante le festività della Madonna di Reggio, percorrevano in pellegrinaggio  il percorso.

Vernazza, vista panoramico dal cimitero
Vernazza, vista panoramico da poco sopra la Cappella di San Bernardo.

L’arrivo al Santuario di Reggio (circa un’ora da Vernazza) è preannunciato da una fonte, la cui acqua sgorga da grosse maschere in pietra. Il Santuario (sec. XIII) si trova all’interno di un ombroso piazzale, dove svettano lecci, cedri, ippocastani. Di particolare interesse il cipresso più antico della Regione Liguria (circa 800 anni coevo più o meno di quando è stata costruita la chiesa), che insieme ad uno dei più maestosi lecci presenti sul piazzale della chiesa è iscritto nell’elenco degli alberi monumentali.

Il Santuario di N.S. di Reggio sopra l’abitato di Vernazza
Il Santuario di N.S. di Reggio con il cipresso monumentale

Superato il Santuario si segue per un brevissimo tratto la strada provinciale SP23 fino a raggiungere su una curva la partenza del sentiero in direzione Colle del Termine (n. 582). Da qui si gode una splendida vista verso il sottostante paese di Vernazza.

Vista su Vernazza dall’inizio del sentiero che conduce da Santuario di Reggio al Colle del Termine.

Da qui il sentiero cammina in leggera salita (eccetto una breve e ripida rampa in corrispondenza di località Linaro) a mezza costa con bellissime vedute su tutta l’area delle Cinque Terre. In circa un’ora e mezzo da Reggio si arriva quindi a località Colle del Termine (520 m). Da qui si segue per circa 1 Km la strada provinciale SP38 in leggera discesa arrivando quindi al Santuario di Soviore. Quello di N.S. di Soviore è il più antico Santuario ligure, citato in un documento del 1225. Antistante al Santuario si nota un filare di lecci, costituito da esemplari centenari con diametro della chioma fino a 3 metri e censiti anche questi nell’elenco degli alberi monumentali.

Da Soviore con una comoda mulattiera si scende in circa un’ora fino a Monterosso, passando per la Cappella del Ritrovamento, dove secondo la leggenda popolare, fu rinvenuta nel 740 D.C. una scultura sacra raffigurante la Pietà custodita all’interno del Santuario di Soviore.

Il Santuario di Soviore con l’antistante filare di lecci.

4) Riomaggiore stazione F.S.-Montenero-Cacinagora-Riomaggiore

Tempo: 4h 30’ minuti se si comprende solo l’escursione, 5h 30’ se si comprende anche la visita di Riomaggiore).

Dalla stazione di Riomaggiore, borgo più orientale delle Cinque Terre, si percorre la via principale del borgo costeggiando l’Oratorio di Santa Maria Assunta e successivamente attraversando l’area di Lavaccio, si imbocca il sentiero SVA, dove ha inizio  l’antica mulattiera che collega il paese di Riomaggiore al Santuario di Montenero. Il percorso si snoda tra orti e terrazzamenti di vigne. Dopo qualche minuto ad un bivio si lascia sulla destra la mulattiera che sale al Santuario, transitando presso le case della località Bargone (Bargon). Superata la strada litoranea delle Cinque Terre si prosegue lungo la valle del Rio Maior, in località Tramolino, toponimo che indica il percorso anticamente tra mulini. La pittoresca mulattiera in selciato sale attraversando una zona che il Parco ha riqualificato anni fa sperimentando coltivazioni in serra, dove possiamo osservare anche dei terrazzamenti con arnie di api. Arrivati a questo punto lasciamo la mulattiera per salire sulla destra lungo una scalinata, a tratti ripida, parzialmente infrascata, fino ad arrivare al sito deve sorgeva l’antico insediamento, collinare, oramai abbandonato, di Cacinagora (Cazinagua). L’insediamento, secondo la tradizione, sarebbe il più antico dei primitivi insediamenti collinari di origine agro-pastorale da cui avrebbe avuto origine Riomaggiore.

L’antico insediamento oramai abbandonato di Cacinagora.
Tracce del passato a Cacinagora.

Dopo un ulteriore breve salita si raggiunge la Via dei Santuari che prendiamo sulla nostra destra percorrendone circa 2 km, fino ad un tornante dove la abbandoniamo per proseguire a destra su un sentiero che dopo un paio di minuti ritrova il SVA proveniente dal Telegrafo, che seguiamo per un breve tratto, molto panoramico, fino a raggiungere il piazzale panoramico dove sorge il Santuario della Madonna di Montenero, attestata per la prima volta nel 1335, anche se poi la chiesa è stata oggetto di successivi rimaneggiamenti che l’hanno condotta alle attuali fattezze. Conserva al suo interno il dipinto della Vergine, che secondo la leggenda è stato dipinto direttamente da San Luca, è in realtà un olio su tela dipinto nel XIV sec. Dal piazzale della chiesa si può godere di un’impareggiabile vista su tutta la costa delle Cinque Terre e sulle tre Isole che costituiscono l’arcipelago spezzino: Palmaria, Tino e Tinetto.

Dal Santuario si imbocca quindi la mulattiera che scende dal santuario di Montenero a Riomaggiore, chiamata Via Grande. Essa fu appositamente allargata e lastricata per consentire il passaggio della processione con il quadro della Madonna in occasione dell’incoronazione del 1892, un evento contornato da grandi festeggiamenti, ancora oggi ricordati nella memoria collettiva. Pochi minuti dopo aver superato la litoranea ritroviamo il percorso fatto all’andata e giungiamo rapidamente a Lavaccio e quindi a Riomaggiore.

Il santuario di Nostra Signora di Montenero
Il  Santuario di Montenero si erge in posizione dominante; dal Santuario si può godere una splendida vista su tutta la Costa delle Cinque Terre
Panorama dal Santuario verso le Isole dell’Arcipelago spezzino: Palmaria, Tino e accanto a quest’ultima la piccolissima Tinetto.

5) Corniglia (stazione FS) – Corniglia – Case Pianca – Sella Marvede – La Croce – Riomaggiore

Tempo 5h 10’  se si comprende solo l’escursione, 6h 30’ se si comprende anche la visita dei borghi di Corniglia e Riomaggiore

Dalla stazione di Corniglia, si sale verso il borgo lungo la spettacolare scalinata Lardarina. Prima di imboccare il sentiero in direzione Case Pianca si passa davanti all’abside della Chiesa di San Pietro.

Corniglia, la Chiesa di San Pietro.

Il sentiero inizia quindi a salire regalandoci ampi panorami su Corniglia e il suo lungo “spiaggione” ormai quasi completamente eroso dal mare al di sopra del quale corre l’antico sentiero costiero verso Manarola, chiuso ormai da anni. In  circa 50 minuti di cammino si arriva ad un bivio dove si lascia sulla destra il sentiero che a mezza costa, attraverso bellissimi terrazzamenti, porta al Santuario della Madonna di Nostra Signora della Salute di Volastra, continuando invece a salire verso Case Pianca, antico insediamento che oggi ospita alcune strutture turistiche che si sfiora soltanto. Si esce sulla strada Litoranea delle 5 terre (SP51) a quota 470 m, si segue quindi la strada in leggera salita per circa 300 m e la si riabbandona sulla destra riprendendo a salire nella boscaglia, in cui prevalgono le querce come il leccio e la roverella.

In località Prato del Monte (m 630, circa 2h 30’ dalla partenza) il sentiero (n.587) confluisce nell’ Alta Via delle 5 Terre (AV5T), un magnifico percorso che partendo da Prato Pinello, presso il Monte Zatta, corre per circa 70 km sul crinale tra la Val di Vara e la costa del Levante Ligure fino a Portovenere. Si prende quindi l’ AV5T a destra, in direzione Portovenere, si oltrepassa la Sella Marvede e con un successivo breve strappo si attinge a un valico situato a pochi metri dal Monte Cuna, passando sul versante nord della catena costiera fino alla Sella di Monte Capri (m 750). Tornati sul versante marittimo si scende leggermente fino ad arrivare ad uno slargo dove una breve deviazione dall’AV5T (circa 50 metri) ci conduce ad un Mehnir: si tratta di due blocchi di pietra dalla forma oblungo-conica che formavano sicuramente un unico pezzo di oltre tre metri.

Sella Marvede
Il Mehnir presso Sella Galera

Dal Mehnir il percorso ci regala inframezzate alla vegetazione belle viste dall’alto sul paese di Manarola e Volastra, distesa fra i suoi bellissimi oliveti. In poco tempo si giunge quindi a Sella La Croce che deve il suo nome alla presenza di un cippo in arenaria inciso con croci e coppelle. Qui si abbandona l’AV5T prendendo iniziando a scendere in direzione di Riomaggiore (circa 1 h 20’ da Sella La Croce).

Veduta invernale del valico Le Croci.

Il percorso in discesa ricalca l’antica via di collegamento che collegava in passato Riomaggiore alla Val di Vara. A testimonianza di ciò all’inizio della discesa, il percorso segue una ben tenuta mulattiera con due belle giravolte, per poi scendendo lasciare spazio ad un largo sentiero in terra battuta. Si attraversa intorno ai 400 m di quota la via dei Santuari (CAI 530) e poco al di sotto dei 200 la strada Litoranea delle 5 Terre, nei pressi del viadotto Campertone. Perdendo quota si passa gradualmente dai boschi di pini, castagni e querce (soprattutto roverelle) alla macchia inframmezzata dalle vigne in gran parte abbandonate, dove però sono ancora visibili i vecchi terrazzamenti ormai in parte crollati e non più ricostruiti. La discesa prosegue sempre lungo la costa di Campione, ormai in vista di Riomaggiore, cui arriviamo transitando presso il Castello (edificato dai marchesi Turcotti nel 1260 e portato al termine dai genovesi nel XV e XVI secolo) e a seguire la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (del 1340), per poi scendere nel corso principale e infine raggiungere la stazione ferroviaria attraverso un tunnel pedonale che costeggia i binari.    

6)Da Levanto (stazione FS) – Sant’Antonio al Mesco – Monterosso (stazione)

Tempo 3 h 30’  se si comprende solo l’escursione, 5h 30’ se si comprende anche la visita dei borghi di Levanto e Monterosso

Dalla stazione di Levanto ci si immette lungo via Garibaldi, dove si possono ammirare alcuni bei palazzi. Seguendo i segnavia de “La via dei Monti” si raggiunge la Piazza del Popolo con la sua bella Loggia medievale. Questo è un caratteristico edificio costruito in epoca tardo-medioevale sulla sponda dell’antico porto-canale, che fino alla fine del XV secolo ha rappresentato il centro dei traffici commerciali del paese e che successivamente è stato interrato dai materiali portati a valle dai torrente.  Dal 2007 la loggia è stata insignita dall’UNESCO del titolo di “monumento testimone di cultura e di pace. Percorrendo via Don Emanuele Toso si arriva in breve alla Chiesa di Sant’Andrea, caratterizzata dalla bella facciata. Edificata nel 1222 ed ampliata nel corso del XV secolo, è un notevole esempio di architettura gotica nel levante ligure con la caratteristica facciata a fasce alternate di marmo bianco e serpentino locale. L’interno, a cinque navate, conserva diverse opere pittoriche e scultoree.

Levanto, la Loggia Medievale
Levanto, la Chiesa di Sant’Andrea

Seguendo la scalinata a destra della Chiesa e poi via Dietro le Mura, che costeggia il Castello, ci si immette nel sentiero SVA, che in questo tratto è una stretta strada, che più avanti si restringe ancora fino a diventare una vera e propria mulattiera. Dopo un quarto d’ora di cammino si incontra un primo balcone panoramico, con ai vostri piedi un mare azzurro che bacia lo splendido borgo ligure ed è incorniciato dal verdeggiante Golfo di Levanto, una vera meraviglia. 

Continuando in salita sul sentiero incontrerete l’affascinante B&B Maremesco, un luogo davvero curioso con le sue bizzarre sculture e decorazioni. In questo tratto il sentiero si immerge, per una decina di minuti, nella calma tra la vegetazione, incontrando qua e là alcune case.

Veduta di Levanto nei pressi del B&B MareMesco.

Si incontra quindi la strada per un breve tratto, lasciandola  poco dopo sulla sinistra in corrispondenza dell’Hotel la Giada del Mesco, lungo un sentiero all’inizio lastricato che si trasforma subito, dopo pochi minuti in un bellissimo sentiero lungo un meraviglioso balcone naturale. Camminare in questo tratto è piacevolissimo, all’ombra della macchia mediterranea, accompagnati in estate dal canto delle cicale, con il profumo dei fiori che si mescola a quello delle erbe aromatiche che naturalmente crescono su questi pendii. Davanti a voi un paesaggio mozzafiato, con le scogliere liguri che si gettano in un mare turchese e cristallino.

Dopo una quindicina di minuti si incontra un piccolo gruppo di case, dove si prosegue seguendo le indicazioni per Monterosso. In pochi minuti il sentiero si immerge all’ombra di un fresco e fitto bosco di leccio. Dopo una mezz’oretta la vegetazione si fa meno fitta e si aprono tra le fronde degli alberi sempre più viste panoramiche. Dopo una mezz’ora scarsa di camminata in leggera salita si entra nel Podere Case Lovara (m 255), bene tutelato dal FAI Fondo Ambiente Italiano, tappa da non perdere durante questo bellissimo trekking. Donato al FAI nel 2009, il Podere Case Lovara era un’azienda agricola rurale di 45 ettari che, dopo cinquant’anni di abbandono, è stata restaurata e aperta al pubblico, per far sì che non vada persa quella che è stata la vocazione e la fonte di sostentamento di questi territori per secoli. Qui sono stati ripristinati gli edifici, i terrazzamenti e le loro culture. Il Podere Case Lovara è raggiungibile solamente a piedi, grazie appunto a questo sentiero che collega Levanto e Monterosso.

Superata Case Lovara, si prosegue in falsopiano  in direzione di Punta Mesco o meglio di un crocevia di sentieri, dove si abbandona il sentiero SVA. Qui siamo su un ennesimo balcone naturale dal quale si può ammirare una vista mozzafiato. Siamo all’estremità occidentale delle Cinqueterre, la cui successione di borghi e promontori da qui è visibile in modo spettacolare, grazie anche alla vegetazione bassa, che rende questo tratto aperto alla vista e completamente esposto al sole. In lontananza si ammirano anche le isole del Parco Naturale di Porto Venere e se il cielo è limpido anche Capraia, Gorgona e talvolta persino la Corsica.

Da qui una breve deviazione sulla destra conduce fino ai ruderi dell’Eremo di Sant’Antonio del Mesco (m 311) e giusto un centinaio di metri più avanti alla struttura ormai abbandonata del Semaforo, vecchio faro segnaletico della Marina Militare. Riguardo all’Eremo, una prima notizia dell’antico edificio medievale risale al 1380 anche se si presuppone che la chiesa, e l’annesso romitorio, possano essere stati edificati in un periodo molto più antico, forse già nell’XI secolo. Proprio a questo secolo, così come hanno attestato diversi studi sugli strati della struttura, pare risalga il suo primo impianto, mentre al XV secolo risalirebbe il secondo e definitivo ampliamento con pietra lavorata. Della chiesa, con paramento gotico, rimangono oggi visibili l’abside, parti della volta e del muro perimetrale, dell’annesso convento rimane soltanto qualche rudere. Il complesso fu abbandonato nel 1610 con il trasferimento dei religiosi nel nuovo complesso monastico degli Agostiniani di Levanto.

Veduta dal bivio del Mesco verso le Cinqueterre e, sullo sfondo, le isole Palmaria e Tino
I ruderi dell’Eremo di Sant’Antonio del Mesco

Tornati al crocevia panoramico di cui sopra, si inizia scendere a destra in direzione di Monterosso. Ci attende una lunga serie di scalini in discesa. Si passa presso l’Hotel Suisse Bellevue e infine in circa 45 minuti si raggiunge il Lungomare di Monterosso, nella parte occidentale del paese, quella di Fegina, più moderna e molto frequentata per la sua bella spiaggia, di gran lunga la più grande delle Cinqueterre. Anche la Stazione ferroviaria, punto terminale della nostra gita, si trova in questa parte del borgo.

Trekking nel Parco Regionale naturale di Portovenere

7) Giro Isola Palmaria

Portovenere presso l’approdo traghetti o La Spezia passeggiata Morin – Traghetto – Palmaria (Terrizzo) –

Punta Secco – Batteria Semaforo – Spiaggia del Pozzale -Terrizzo – Traghetto – Portovenere presso

l’approdo traghetti o La Spezia passeggiata Morin

Temo 3 h 30 ‘ se si comprende solo l’escursione, il tempo complessivo dipende dall’orario anche dei traghetti. Su richiesta si può abbinare la visita a Portovenere o un giro sulle mura ottocentesche di La Spezia

Sbarcati sulla spiaggia del Terrizzo ci si incammina lungo una strada sterrata in leggera salita verso la parte orientale dell’isola fino ad arrivare al Forte Umberto I, struttura costruita a fine ‘800 per scopo difensivo del Golfo di La Spezia e dotata di una batteria di cannoni in grado di fronteggiare eventuali attacchi. Da Forte Umberto I si prosegue sempre in leggera salita fino a che una bellissima vista si apre sull’intero Golfo di La Spezia (chiamato anche Golfo dei Poeti), dove è possibile ammirare la baia dove sorge la città di Spezia e il Promontorio di Montemarcello, che chiude ad est il Golfo dei Poeti, alle cui spalle svettano maestose le Alpi Apuane. In mezzo al mare è possibile inoltre ammirare Torre Scola, la cui struttura in forma esagonale, realizzata dai genovesi tra il 1606 e il 1607 al fine di proteggere il territorio dagli attacchi spagnoli e turchi, poggia su un basamento realizzato in grossi conci quadrati.

Si lascia quindi la strada sterrata per prendere un sentiero in salita in mezzo alla macchia mediterranea, dove spiccano alcune piante come l’ampelodesma, caratterizzato da lunghissime foglie con margine tagliente, che nell’area si rinvengono solamente nell’area della Palmaria e di Portovenere, e i cisti rossi, con bellissime fioriture visibili in Primavera. Arrivati ad un’antica postazione di avvistamento la visuale si apre sull’Isola del Tino, anch’essa insieme alla Palmaria e all’Isola del Tinetto fa parte dell’Arcipelago Spezzino.

Vista sul Tino, in mezzo a ben tenuti terrazzamenti di olivo, che trovano poco prima di trovare il bivio per la spiaggia del Pozzale.

Dopo un breve tratto semi pianeggiante tra bellissimi terrazzamenti di ulivo, si prende il sentiero che scende in circa 15 minuti alla spiaggia del Pozzale. In quest’area si vede come il paesaggio è stato profondamente modificato dalla mano dell’uomo. Infatti nell’Isola Palmaria veniva cavato fino a pochi decenni il marmo Portoro, una roccia molto prestigiosa, che in tutto il mondo si rinviene solamente nella zona di Spezia. La sua insolita colorazione nera con striature giallo-oro lo ha sempre reso fin dall’età romana molto apprezzato. Si risale quindi verso la vetta dell’Isola fino a che un meraviglioso scenario si para davanti agli occhi con ripide scogliere a picco sul mare, dove in Primavera nidificano molti uccelli, fra cui il gabbiano e il falco pellegrino e dove cresce il fiordaliso di Portovenere, un tipo di fiordaliso che si può rinvenire solo intorno all’area di Portovenere. In questa zona vi è anche una vecchia cava di portoro, dove si possono osservare i vecchi macchinari di lavorazione.

Il meraviglioso panorama che si gode salendo dal Pozzale verso la vetta dell’Isola.

Si arriva quindi verso la vetta dell’Isola sulla cui sommità è presente una fortificazione militare, facente parte anch’essa delle fortificazioni militari costruite nell’ ‘800 a difesa del Golfo. Successivamente la Marina Militare vi installò un semaforo che diede il nome al sito ed una stazione di segnalazione per il controllo del traffico navale civile e militare.  Costeggiando la batteria si arriva in poco tempo a dove inizia il sentiero diretto che scende di fronte a Portovenere. Da qui si gode di un panorama unico su tutta la costa che va da Portovenere fino alle Cinque Terre con il Promontorio del Mesco in fondo che chiude ad occidente l’area delle Cinque Terre. Il sentiero diretto, che in breve tempo scende verso Punta Carlo Alberto e da lì in poco tempo si si fa ritorno alla spiaggia del Terrizzo dove si trova l’imbarco dei traghetti, è abbastanza ripido ed impervio con appositi corrimano legati agli alberi posizionati qua e là proprio per facilitare la discesa. Lungo la discesa il percorso continua a regalare splendide viste su Portovenere e tutta la costa delle Cinque Terre.

Vista su Portovenere e su tutta la costa delle Cinque Terre che si gode lungo la discesa diretta dalla Batteria del Semaforo
Vista su Portovenere che si gode da Punta Carlo Alberto.

In alternativa, se si vuole evitare la ripida discesa con un percorso leggermente più lungo, ma più comodo, una volta arrivati all’affaccio panoramico su Portovenere e tutta la costa delle Cinque Terre si torna leggermente indietro fino alla Batteria del Semaforo. Da lì sulla sinistra parte una strada sterrata che costeggia il fossato perimetrale del Forte Cavour alla fine del quale si scende lungo un sentiero contraddistinto da una serie di tornanti e scalini, che ci porta in circa 45 minuti di nuovo al Terrizzo dove si trova l’imbarco dei traghetti. Questo percorso che prende il nome di strada dei condannati è stato realizzato nell’Ottocento per collegare il Terrizzo con la vetta dell’isola e come dice il nome veniva percorso dagli stessi condannati impegnati nei lavori forzati per la costruzione di Forte Cavour.

Trekking nella Liguria di Levante

8) Framura – Salto della Lepre – Bonassola – Levanto

tempo 3 h 30’ se si comprende solo l’escursione, 5 h 30’ se si comprende anche la visita dei borghi di Bonassola e Levanto

Dalla stazione di Framura si segue il Sentiero Liguria (SL) fino a Bonassola facendo una piccola deviazione al  Salto della Lepre, un salto di roccia affacciato sul mare alto circa 100 metri. Questo tratto di costa, caratterizzato come buona parte della costa della Liguria di Levante da falesie a picco sul mare, offre splendide viste su buona parte della costa Ligure, oltre che della Corsica e delle Alpi Marittime durante le giornate più belle.

Il Salto della Lepre
Dal Salto della Lepre si gode di una spettacolare vista sulla costa ligure.

Prima di arrivare a Bonassola è d’obbligo una tappa anche alla caratteristica Chiesa della Madonna della Punta (fine XVII) che si trova sul promontorio che chiude ad occidente la Baia di Bonassola.

Vista della Baia di Bonassola dal sentiero di Framura
Bonassola, panorama dal porticato davanti alla Chiesa della Madonnina della Punta

Da Bonassola seguendo poi il tracciato delle vecchie gallerie della linea ferroviaria, inaugurato nel 1874 e dismesso nel 1970 per far spazio all’attuale linea ferroviaria, ora diventato percorso ciclopedonale, si arriva a Levanto.

La ciclopedonale che collega Bonassola a Levanto con sullo sfondo la baia di Levanto.

Questo percorso risulta interessante anche dal punto di vista geologico, infatti si rinvengono alcune rocce di origine vulcanica come gabbri, basalti (noti anche come basalti a pillow o a cuscino, che si trovano soprattutto nel tratto Framura-Bonassola),  ma anche il bellissimo e prestigioso “Marmo”  rosso di Levanto, che si sono andate a formare in seguito ad eruzioni vulcaniche sottomarine e che rappresentano frammenti dell’antico oceano di età Giurassica chiamato dai geologi Oceano Ligure-Piemontese. Associata a questo tipo di rocce si rinviene spesso una scarsa e particolare copertura vegetale, detta gariga, con alcune piante tipiche di questi substrati. Inoltre durante il percorso si rinvengono anche bellissime pinete a picco sul mare a pino di Aleppo e un bellissimo bosco di leccio che una volta, prima dell’intervento dell’uomo ricoprivano buona parte delle coste mediterranee. Inoltre di tanto in tanto si nota anche la presenza di coltivazioni tipiche di queste zona, in particolare vigneti, e di bunker risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

9) Sestri Levante stazione F.S.- Punta Manara – Sestri Levante stazione F.S.

Tempo: 3h 30’ se si comprende solo l’escursione, 5h se si comprende anche la visita di Sestri Levante

Dal “carrugio” centrale di Sestri Levante (via XXV Aprile) si imbocca attraverso il caratteristico Vico del Bottone il sentiero che conduce a Punta Manara.

Si sale per Salita Mandrella, una tipica  “creuza”ligure circondata da alti muri a secco che a tratti lasciano lo spazio a splendidi scorci sul mare e sugli uliveti. Arrivati alla località Case Mandrella si può godere di una bellissima vista su Sestri Levante e la Baia del Silenzio e sullo sfondo il Golfo del Tigullio e il Monte di Portofino. Ad un bivio, dove si chiuderà l’anello al ritorno, si segue il sentiero sulla destra contrassegnato da due quadrati rossi. Si sale a tratti su rocce gradinate, circondati dagli arbusti della macchia mediterranea come il pino marittimo, il corbezzolo, l’erica arborea, il cisto, il mirto, il lentisco e la ginestra. Con un po’ di attenzione si possono ancora riconoscere alcune querce da sughero, ormai rarissime nelle nostre zone. Si incontrano salendo dei punti panoramici attrezzati con panchine da dove si gode di un imperdibile panorama.

Vista sulla baia di Sestri Levante
Una delle poche querce da sughero che si trovano presenti lungo la salita verso Punta Manara

Ignorato un altro bivio per Monte Castello, si arriva in circa un’ora ad un ulteriore bivio dove si gira a destra raggiungendo in breve un’area attrezzata per la sosta e una casermetta chiusa. Si sale sulla ripida scalinata che conduce sul pianoro sommitale della Punta Manara dove è presente un’antica torre di avvistamento Saracena, ormai diruta, del quindicesimo secolo. La torre era un ottimo punto di avvistamento facente parte di un sistema che includeva anche Punta Baffe e Punta Mesco. Infatti da qui si gode di un’ottima vista su buona parte della costa ligure.

I ruderi della Torre di avvistamento di Punta Manara
Dai ruderi della torre si apre una meravigliosa vista verso la Baia del Silenzio
Panorama dalla Torre di Punta Manara su buona parte della costa ligure.

Tornati al bivio si prende il sentiero sulla destra in leggera salita seguendo i due pallini rossi. Ci si trova quindi sul lato di Riva Trigoso in un bosco di lecci e corbezzoli. Dopo poco si segue quindi il sentiero a sinistra in direzione di Sestri Levante.  Più avanti si tralascia la traccia che porta in cima al Monte Castello e si procede sempre sulla destra per alcuni minuti fino ad incrociare un quadrivio. Qui si gira a sinistra in direzione colle Mandrella, seguendo il sentiero con tre pallini rossi che in breve tempo, regalandoci belle viste su Sestri Levante e il Golfo del Tigullio, ci riporta al percorso di salita e quindi di nuovo scendendo lungo la “creuza” a Sestri Levante.

10) Moneglia stazione F.S.- Monte Moneglia-Punta Baffe-Riva Trigoso

Tempo: 4,5 h se si comprende solo l’escursione, 6h se si comprende anche la visita di Moneglia

Dalla stazione ferroviaria si scende verso il centro del paese per alcune decine di metri, fino a notare sulla destra una scalinata che identifica l’imbocco dei sentieri segnalati per il Monte Moneglia, segnato con una doppia XX, seguendo l’SVA che per alcune centinaia di metri segue la via Venino, fra villette e giardini, fino ad un punto panoramico dove si trova una carta escursionistica e dove si svolta sulla destra.

Quando, poco più di 1 km oltre il punto panoramico, il sentiero segnato piega a destra per aggirare il Monte Comunaglia, conviene invece continuare lungo il crinale per portarsi a una sovrastante croce. La croce, posta a poche decine di metri dalla vera cima del Monte Comunaglia, è un bellissimo punto panoramico sulla baia di Moneglia, sull’Appennino Spezzino e sulla riviera fino a Punta Mesco. Si scavalca quindi anche Monte Comunaglia, da dove la vista si apre anche verso ovest, si scende alla sella successiva, dove si ritrova il sentiero segnalato.

Vista verso est con Moneglia e i Promontori della costa ligure con il Promontorio del Mesco sullo sfondo.

Scavalcata una gobba poco marcata, si affronta un’ultima ripida salita che porta ad un tavolino in legno. Pochi metri più avanti, si sbuca sulla cima orientale del Monte Moneglia (circa due ore da Moneglia), poco panoramica perchè coperta da alberi e macchia. Si scende tra gli arbusti verso ovest, dove poco dopo si prende un bivio.

Si scende quindi a sinistra perdendo ripidamente quota in una zona caratterizzata da radi arbusti colpita negli anni passati da un terribile incendio.  Ci si innesta sul contrafforte sud-ovest del Monte Moneglia e si raggiunge un importante crocevia in località Colle del Lago (312 m), dove continuando diritti in circa 20 minuti si raggiunge la Torre di Punta Baffe.

Il panorama che si gode in prossimità del Monte Moneglia, da dove son ben visibili i Promontori di Punta Manara e di Portofino.

La Torre di Punta Baffe è una delle numerose torri costruite nel XVI secolo dalla Repubblica di Genova per avvistare i pirati. Era in comunicazione visiva con le vicine torri di Punta Manara e Punta Mesco. Da Punta Baffe si segue quindi il sentiero SVA che avvicinandosi a Riva Trigoso diventa uno stradello sterrato regalandoci belle viste sulla vicina Punta Manara.

I resti della Torre di Punta Baffe
Dalla Torre di Punta Baffe si può godere di una bellissima vista verso la vicina Punta Manara e la costa ligure

Trekking nel Parco Regionale di Monte Marcello-Magra

11) La Serra – Pian della Chiesa – Zanego – Tellaro – Barbazzano – La Serra

Tempo 3h 30’ se si comprende solo l’escursione, 4 h 30’ con la visita del borgo di Tellaro, per un escursione di intera giornata si può abbinare la visita anche di Lerici e/o San Terenzo

Il promontorio del Caprione racchiude in pochi Kmq una moltitudine di ambienti naturali, in una zona molto panoramica tra il Golfo dei Poeti e la Versilia. Questo giro ad anello parte da La Serra, un paesino alle spalle di Lerici, per raggiungere le pendici del Monte Rocchetta, che con i suoi 412 metri rappresenta la vetta più elevata del promontorio. Da qui scendendo in direzione Zanego, si attraversano stupendi boschi di roverella, pino e leccio, per poi ritornare tra gli uliveti della zona di Portesone, sulle immediate alture di Tellaro, la cui visita richiede uno sforzo supplementare per la successiva risalita ma merita assolutamente di essere fatta. Il giro si chiude nuovamente, dopo una breve deviazione verso il borgo abbandonato di Barbazzano, in località La Serra.

La Palmaria, Portovenere e in primo piano il Castello di Lerici visti da La Serra.

Si parte dal centro storico di La Serra (160 m). Prima di arrivare nella piazza panoramica della chiesa parrocchiale, si prende sulla destra Via Garibaldi, che sale in maniera decisa tra le case del borgo, proseguendo successivamente tra gli ulivi e i muretti a secco. Ignorata una prima diramazione sulla destra al successivo bivio (località Fornace) si prosegue a destra, dove si entra in un bosco di lecci e pini lungo una strada lastricata. È forse questo il tratto più selvaggio e ameno di tutto l’itinerario, immersi completamente nella boscaglia. Si continua quindi a salire aggirando ad ovest la cima del Monte Rocchetta, fino ad arrivare ad uno spazio a quota 386 m., dove ci si innesta sul sentiero (n.411) che corre lungo la spina dorsale del promontorio del Caprione. In circa 15 minuti di cammino si giunge quindi a Pian della Chiesa, una dolina carsica, dove sorge una tenuta recentemente restaurata, che produce vini rossi di qualità.

Filari di vite presso la tenuta di Pian della Chiesa.
Filari di vite presso la tenuta di Pian della Chiesa.

Da Pian della Chiesa una breve discesa ci conduce a Zanego, importante crocevia di sentieri, dove si imbocca il sentiero per Tellaro (n.433). Lentamente si perde quota tra le villette e gli orti, che lentamente cedono il passo agli uliveti. Si passa a fianco di alte mura in pietra, fino a sbucare in una zona panoramica su Tellaro e il Golfo dei Poeti. E’ forse il tratto più bello dell’itinerario, tra i pini e la macchia mediterranea, col mare blu sullo sfondo. A un bivio, si abbandona il sentiero principale, svoltando a sinistra fino al magnifico borgo di Tellaro (30’ da Zanego), che si attraversa fino al mare, su cui è affacciata la Chiesa di San Giorgio (XVI sec.). La chiesa è legata alla leggenda del polpo, come reca un’iscrizione della chiesa “Saraceni mare nostrum infestantes sunt noctu profligati quod polipus aer cirris suis sacrum pulsabat”. Secondo la tradizione, una notte un grosso polpo si avvicinò allo sperone a picco sul mare, passando accanto alle barche e alle reti da pesca. Allungò quindi i suoi tentacoli incuriosito per prendere la fune della torre campanaria, svegliando tutto il borgo. Il polpo allertò gli abitanti, che così poterono difendersi dai Saraceni, che proprio quella notte si preparavano a mettere a ferro e fuoco Tellaro.  

L’abitato di Tellaro con la caratteristica chiesa di San Giorgio affacciata sul mare.

Dopo la visita al borgo, si risale seguendo ricongiungendosi al sentiero principale ( n.433) passando presso il paese  fantasma di Portesone (139 m), composto da una quindicina di edifici, tra cui i muri perimetrali della chiesa. Venne colpito nel XVI secolo dalla peste e i suoi abitanti sopravvissuti si trasferirono nel vicino borgo di Barbazzano, a sua volta abbandonato successivamente. Antico villaggio agricolo pastorale, Portesone è caratterizzato da case in pietra con i piani inferiori adibiti a stalla, mentre le abitazioni erano al primo piano, raggiungibili da scale di legno mobili. Ora di questo paese non rimangono che le rovine in mezzo ai rovi. Giunti alla casa più elevata del borgo incrociamo il sentiero 433. 

Le rovine di Portesone

Un po’ più avanti all’altezza di un edificio in pietra, si trova a sinistra la discesa per Fiascherino  che seguendo per un breve tratto si arriva al paese fantasma di Barbazzano (m 113), borgo antichissimo, già menzionato nel 981 in un diploma di Ottone II. Nel XIII secolo, Barbazzano divenne comune sotto la protezione di Pisa, nel 1280 venne ceduto a Genova per ritornare dopo poco, ma brevemente, al vescovo di Luni, dopo la disfatta nel 1284 dei pisani alla Meloria. La fine di Barbazzano ha dato origine ad interpretazioni discordi tali da confondersi con la leggenda, che vedrebbe il borgo distrutto e depredato da quei pirati Saraceni che infestavano il golfo e buona parte dei mari italiani, o forse dagli stessi uomini di Portovenere, durante la notte della vigilia di Natale tra gli anni 1562 e 1564. Queste tesi non sono però suffragate da alcun supporto storico, lasciando anzi maggior spazio alla ipotesi che la fine del borgo alla fine del secolo XVI sia dovuta al crescere economico dei borghi limitrofi e all’abbandono del luogo da parte della popolazione, trasferitasi in altri centri in cui fosse molto più facile vivere.

Risaliti sul sentiero principale il percorso volge ora più all’interno, dove non mancano delle belle visuali verso il Golfo di La Spezia e le isole Palmaria, Tino e Tinetto, fino a fare ritorno alla Serra.

Alessandro Staiano, Guida Ambientale ed Escursionistica (GAE), Liguria

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